Due piccoli fatti mi spingono a interrompere il silenzio agostano del blog. Non me me vogliano i miei tre affezionati lettori e mi perdonino se, con la crisi economica e le misure governative di macelleria sociale all’orizzonte, mi lascio andare a trattare argomenti meno impegnativi. Il fatto è che nel giro di pochi giorni, in modo personale e concreto, mi sono trovato a toccare con mano alcuni problemi riguardanti il sistema di trattamento dei rifiuti nella nostra città e mi sembra, l’aggettivo dato il periodo ci sta, che qualche riflessione a “caldo” possa risultare utile. Una piccola premessa: più o meno a Gennaio di quest’anno un comunicato del Comune di Lodi informava del fatto che in città la raccolta differenziata dei rifiuti aveva raggiunto un record storico toccando la percentuale del 46,2%. A fine Luglio, conclusa la fase di sperimentazione di raccolta porta a porta nel centro storico, sempre il Comune informava che la percentuale – a fine Giugno 2011 – era salita al 49,3%. Un progresso positivo, di cui rallegrarsi e sicuramente frutto delle innovazioni recentemente apportate al sistema di raccolta. Se si pensa però che nel 2004, ben 7 anni fa, la percentuale di differenziazione era del 41,6% occorre anche osservare, al di la delle esigenze propagandistiche dell’ente e tenendo conto che il Comune ha goduto negli ultimi 15 anni di una assoluta continuità politica, che i miglioramenti sono stati molto, forse troppo, lenti e che probabilmente qualcosa non va e parecchio deve essere ancora cambiato e innovato. Osservazione corroborata da un confronto con i dati nazionali e con le disposizioni di legge (vedi i dati Legambiente 2011): Lodi non risulta tra i cosidetti “Comuni ricicloni” – quelli che oltrepassano il 50% di differenziata, quota che la legge dice doveva essere raggiunta nel 2009 ( sarà il 60% nel 2011) – e non si può certo dire occupi una posizione lusinghiera nella varie classifiche che annualmente vengono stilate. Quindi: sforzi positivi ed apprezzabili ma molto resta da fare. Due piccoli esempi personali, che vogliono fungere da segnalazioni costruttive, per individuare alcune delle direzioni in cui molto modestamente, credo, sia possibile, forse doveroso, operare.
Primo esempio: da moderato (e grandemente imperfetto) pasdaran della raccolta differenziata tengo religiosamente da parte, come credo facciano in molti, ciò che non posso direttamente riciclare e non dovrebbe però finire nel cassonetto della spazzatura: legno, materiale elettrico ed altre cose preziose, finiscono così per soggiornare mesi in casa – fastidiosamente spostati di volta in volta causando microcrisi familiari al limite della separazione – in attesa che qualcuno di noi trovi il tempo per effettuare la consegna presso il Centro dell’Astem (che ha orari semi-impossibili per noi umani). Nei giorni scorsi, approfittando delle vacanze, trovata la mezzora fatidica, armato di spirito civico ed orgoglio ecologista, ho portato all’Astem la mia bella raccolta di materiali preziosi. Ho chiesto indicazioni ad uno degli addetti che ha esaminato il materiale e, una volta tolto un campanello rotto da bicicletta che ha probabilmente ritenuto riaparabile ed utile per il proprio velocipede, mi ha detto: “…butti tutto nell’indifferenziato…”. Ovviamente, così non ho fatto e ho suddiviso scrupolosamente i miei materiali tra i vari cassoni domandandomi, però, se questo è il tipo di assistenza ed indicazioni che vengono abitualmente fornite.
Secondo esempio: per la prima volta in questa estate qualche giorno fa sono riuscito ad andare ad una delle piscine comunali, quella della Faustina. Nonostante fosse pomeriggio tardi, la piscina era piena ed il bar frequentatissimo. In giro, cosa che avevo notato anche negli scorsi anni e non avevo mancato di fare presente a qualche amministratore comunale, neanche l’ombra di contenitori per la raccolta differenziata. Immagino che la stessa cosa valga per gli altri impianti comunali. Non so esattamente quanta carta, plastica, vetro, vengano buttati in un pomeriggio d’estate dalle centinaia di frequentatori di una piscina, ma ritengo sia una quantità consistente e penso che le piscine rientrino a pieno titolo tra quelle che si possono definire grandi utenze ed a cui andrebbe dedicata particolare attenzione. Perchè, tenendo conto dell’aggravante che la titolarità della piscina è dell’ente che ha il compito di provvedere alla raccolta differenziata, non prevedere nel contratto/convenzione con chi gestisce l’impianto che la raccolta debba non solo essere fatta rigorosamente, ma incentivata e promozionata ? Quale messaggio si da, quanto materiale viene in questo modo sprecato e potrebbe essere recuperato a costo zero? Accade la stessa cosa per altri grandi utenze?
Certo il problema è enorme e complesso e la mia personale convinzione è che andrebbe affrontato a partire da una riduzione ed un diverso utilizzo di materiali alla fonte e da un’attitudine a consumi più sobri e consapevoli, però i due esempi citati (molti altri si potrebbero fare) ci indicano che molte cose potrebbero essere fatte: estensione, incentivazione, migliore organizzazione e facilitazione delle raccolte di materiali che non siano solo quelli (carta, vetro, plastica) ormai tradizionalmente parte della raccolta, una seria riflessione sull’intero ciclo di raccolta, differenziazione e smaltimento, una maggior attenzione alle cosiddette grandi utenze soprattuto se queste, e questo è davvero imperdonabile e andrebbe sanato velocemente, appartengono all’ente che giustamente promuove il riciclaggio. Insomma, sarebbe bello che si cominciasse a far sapere alla mano destra quello che sta facendo la sinistra. Il resto, forse, andrà da sè