Archive for the ‘Cultura’ Category

Sassolini

E’ abitudine, ad ogni inizio d’anno, fare alcuni buoni propositi. Io ne approfitterò invece per fare qualche riflessione sparsa, delle molte che si sono accumulate durante il 2012, e togliermi qualche sassolino dalla scarpa dando anche – si, salgo in cattedra, ohibò – qualche voto alla maniera di Gianni Mura (che, clemente, mi perdonerà).

Sassolino 1: E così alla fine Lorenzo Guerini si candida. Conosco Lorenzo da molti anni, fin da quando era un giovane Assessore democristiano nella Giunta Magrini. In qualche modo è stato, almeno localmente, l’ultimo prodotto di qualità dei quel grande vivaio politico che era la D.C. Ci ho avuto a che fare spesso in ambiti politici diversi e, pur nella forte diversità d’opinioni, devo dire che ne ho stima. Ho avuto modo di apprezzarne le capacità e l’indubbia intelligenza ed anche qualità umane di pregio. Per questo mi sento di dire che la scelta di candidarsi alle politiche sia sbagliata e costituisca un neo in un percorso che fino ad ora aveva avuto una sua coerenza. Scelta comprensibile, dal suo punto di vista e sul piano delle legittime aspirazioni di chi ha deciso di pensare alla politica come professione, ma incoerente con la decisione di candidarsi per la seconda volta a Sindaco di Lodi, con l’impegno che si è assunto di fronte agli elettori lodigiani e con le dichiarazioni fatte non più tardi di qualche mese fa. La politica, se la si intende come servizio, non è un tram in cui si decide a quale fermata scendere e l’impegno ad amministrare una città, seppur piccola come la nostra, è un contratto da onorare fino alla scadenza. Incoerente. Voto 5

Sassolino 2: Si sono finalmente conclusi i lavori di sistemazione di Via Fanfulla e delle zone limitrofe riconsegnandoci vie in cui i marciapiedi sono scomparsi e però, in compenso, è apparso un bel limite di velocità di 20 all’ora, riccamente segnalato attraverso ridondanti (e un po’ kitsch) decorazioni in porfido ( e quando il limite cambierà cosa succederà? Si rifarà la pavimentazione in porfido?). Il Comune di Lodi, in uno scoppiettante Comunicato stampa, ci fa sapere che è una ” Zona 20 ” a precedenza pedonale e che tutto è stato fatto per ” migliorare significativamente la qualità della vita per i residenti dell’area  nonché la fruibilità da parte di ogni altro frequentatore”  e ” per accrescere la percezione degli utenti di trovarsi in un’area in cui le automobili non sono più il soggetto principale della strada”. Sarà, ma per me è una gran minchiata. Lo dico da pedone che ogni giorno per recarsi al lavoro percorre più volte quelle vie che, come sa chiunque le frequenti,  sono strette, trafficate  e pericolose: la presenza di marciapiedi era l’unica piccola salvaguardia esistente per i pedoni, utenza debole per eccellenza. La prossima volta che costretto dalle chicane, evidentemente immaginate in un delirio nottuno dai nostri amministratori,  camminerò in mezzo alla strada e sarò in procinto di essere investito da un SUV,  proverò a fermare il SUV suddetto ed a ricordargli che ” pedoni, ciclisti e utenti deboli hanno la precedenza sul traffico veicolare, grazie ad una adeguata conformazione della carreggiata, degli spazi di sosta e dell’arredo urbano, mirata al controllo della velocità dei veicoli motorizzati “. Non so se sarò qui a raccontarvi cosa succederà poi. Velleitario e pericoloso. Voto 3 ( e, a proposito di Moral Suasion, vi rimando a Nanni Moretti)

Sassolini 3 e 4: Dato che la questione ha a che fare con il lavoro che svolgo ne parlerò solo marginalmente e senza entrare nel merito (cosa, peraltro, su cui avrei molto da dire). Apprendo che il Comune di Lodi per l’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale ha invitato il Ministro ai Beni Culturali Ornaghi. Complimenti per la scelta. Il Ministro Ornaghi passerà alla storia come uno dei peggiori che il nostro paese abbia avuto. Inutile, totalmente indifferente alle sorti del patrimonio del nostro paese, sarà ricordato solo per la nomina “politicamente clientelare” di Giovanna Melandri al Maxxi di Roma. Per un giudizio più esteso vi rimando all’articolo de “Il Fatto Quotidiano“. Mi limiterò a dire che è un po’ come se il mostro di Firenze fosse stato invitato ad un convegno di ginecologia. Quarto e ultimo sassolino: a qualche passo dalla Biblioteca c’è la Cavallerizza che da oltre vent’anni e passando attraverso la continuità di ben quattro amministrazioni di Centro-Sinistra attende di diventare sede del Museo Cittadino. Una vicenda intricata, costellata da errori amministrativi e questioni giudiziarie, con il risultato che da tempo ciò che era custodito dal vecchio Museo (una volta ospitato nel Palazzo dei Filippini insieme alla Biblioteca) è nascosto ed inaccessibile e Lodi non ha più, da tempo, una struttura museale. Un vero e proprio scandalo, sia per le risorse economiche gettate al vento, sia perchè sminuisce le potenzialità in ambito culturale della nostra città. Forse il Ministro Ornaghi dovrebbe essere portato, visto che è a pochissimi passi, a fare un giro anche lì e forse l’attivissimo Assessore alla Cultura del Comune di Lodi, tra un festival e l’altro, dovrebbe occuparsi di queste quisquiglie e pinzillacchere. Presumiamo invece che, dopo i discorsi di rito e la prosopopea inaugurale, accompagnerà il Ministro al buffet che forse è il luogo (culturale, se vogliamo) che Ornaghi più ha frequentato in questi ultimi mesi e che, a ben guardare, più gli si addice. Evasivo e superficiale (L’Assessore). Voto 3 Inutile (Il Ministro) Voto 0

Ma la notte no…

Notte bianca è un termine usato da Jim Jones leader della setta “la Causa”; la setta che portò al suicidio di massa nel 18 novembre del 1978 ben 1000 persone. Notte bianca è come lui chiamava le notti in cui si esercitavano al suicidio

Dopo le diverse notti bianche e quelle rosa, ecco arrivare  il 2 Luglio, la “Notte dei saldi” di cui, come capirete, avvertivo una certa mancanza. E’ una slavina, una valanga. Non c’è paese nel Lodigiano che non abbia programmato la sua notte più o meno colorata. Gli ingredienti sono quasi sempre gli stessi: spettacoli collocati qui e là, fiumane di gente che riempiono le vie e le piazze, negozi aperti, rumore, confusione, traffico (tanto traffico) e inquinamento (molto inquinamento). Insomma, grandi e pacchiane fiere notturne all’interno delle quali vengono assemblate proposte buone per tutti i gusti e dove essenzialmente, dietro l’alibi di una socializzazione che appare come un semplice mezzo e in cui il termine “divertimento” si coniuga all’imperativo, si cerca di portare acqua al mulino del commercio. Un’operazione culturale in cui la “notte” non è più “altro” rispetto al giorno, ma diventa il suo prolungamento speculare, una semplice estensione del tempo in cui consumare: cultura, divertimento, merci, socialità. In questo senso qualcosa di molto distante dalle prime notti bianche (ricordo che la prima nasce nel 1997 a Berlino) che volevano invece “liberare” porzioni di tempo caratterizzandolo in modo altro, diverso e radicalmente lontano dai ritmi e dai tempi dedicati ai riti del consumo che, val la pena di ricordarlo, sta conquistando e desacralizzando spazi e tempi fino a poco fa votati ad altro. La possibilità di acquistare merci dilaga, diventa sempre più fine ultimo e sempre meno mezzo, deve essere estesa 24 ore su 24, 365 giorni all’ann0, come se la libertà in sè si realizzasse solo nella totale mancanza di ostacoli a tale bisogno. So di apparire moralista e snob ma credo che le notti bianche esprimano questo tipo di cultura, non producano più socializzazione di qualunque centro commerciale in un giorno qualunque e che, invece, sottraggano alle persone molte cose: un’idea ed una dimensione della notte come momento dedicato alla cura di sè, alle relazioni, alle riflessioni ed alla meditazione,al silenzio ed all’amore, al lato più interiore e spirituale dell’esistenza.

In tal senso mi sento di fare una proposta al Sindaco di Lodi e degli altri centri del territorio: perchè non invertire la rotta e pensare ad una bella notte blu scuro all’insegna della sobrietà e dell’understatement, in cui si dimezzano le luci in città e si organizzano postazioni in cui tentare di osservare quelle stelle ormai costantemente inibite al nostro sguardo,  nelle quali, magari, si chiudono prima i negozi (centri commerciali e supermercati compresi), si tengono aperte librerie e biblioteche per raccontare a lume di candela storie a bambini, ragazzi e adulti, si organizzano piccole occasioni di ritrovo in cui poter tranquillamente parlare e soprattutto ascoltare, concerti acustici e di musica da camera, momenti di meditazione, isole del silenzio vietando la circolazione delle automobili, insomma perchè non pensare ad una notte che somigli davvero ad una di quelle tranquille e meravigliose notti che ognuno di noi ricorda e, credo, rimpiange.

A proposito di 150°

Scusatemi, è più forte di me, non riesco a sentirmi nazionalista per pura contrapposizione verso una caricatura di federalismo egoista che contrabbanda in realtà, usando questo nobile ideale,  l’ideologia  ultra-nazionalistica di tante piccole patrie, non amo veder sventolare i tricolori e non considero una gran dimostrazione politica appenderli alle finestre inventandosi per subalternità culturale, in fretta e furia, una patria ed un’identità posticcia. Ho sempre pensato che i miei concittadini fossero quelli che  condividevano gli stessi valori in cui credevo e credo anch’io e non chi incidentalmente nasce 10 cm. al di qua o al di là di un confine. Per cui, in ritardo, il mio 150° lo festeggio così:

Evasioni. C’e’ libro e libro

Il 6 Ottobre il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato un bell’articolo di Michele Smargiassi intitolato “Le biblioteche senza libri. Uno sponsor o si muore” in cui veniva raccontato il calvario di molte biblioteche pubbliche costrette, per mancanza di fondi, a sospendere l’acquisto di nuovi libri. L’articolo si chiudeva molto significativamente in questo modo: “…Sponsor privati, per i libri, è difficile trovarne. Un bel marchio sull’inaugurazione di una mostra si fa notare, su un libro della biblioteca no. Oppure sì? Silla lancia una proposta disperata: “Siamo disposti a infilare in ogni volume un segnalibro che dica ‘stai leggendo questo libro grazie a… ‘. Tutto pur di evitare il black-out”. Funzionerà? Una lunga tradizione di indifferenza verso gli strumenti del sapere scritto induce pessimismo. I bibliotecari continuano a raccontarsi, ghignando malinconicamente, la frase che pare sia davvero uscita di bocca a un alto amministratore pubblico, messo di fronte al grido di dolore delle biblioteche: Chiedono ancora libri? Ma non glieli abbiamo già comprati l’anno scorso? Cos’è, li hanno già letti tutti? “. Solo qualche giorno prima dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze la Direttrice, Ida Fontana, aveva annunciato che mancano i fondi per la catalogazione dei volumi; comuni cittadini, intellettuali, imprenditori, hanno già lanciato una raccolta di firme in cui si chiede di salvare una delle più importanti e prestigiose istituzioni culturali italiane e organizzato una mobilitazione per il 22 Ottobre. E’, invece, di ieri l’annuncio del piduista Presidente del Consiglio Berlusconi che il governo intende stampare, e distribuire alle famiglie italiane che certamente  non aspettano altro, 10.000.000 di volumi per illustrare l’attività e le mirabolanti imprese dell’esecutivo. La notizia, opportunamente, ha già scatenato una ridda di  interrogazioni parlamentari finalizzate a conoscere costi e modi di un’operazione di pura propaganda. Al di là del sottolineare l’assurdità della cosa in se’, in tempi di tagli economici feroci agli enti locali, in questa sede mi interessa mettere le tre notizie in relazione tra di loro e provare a fare quattro banalissimi conti. L’ultima indagine Istat disponibile, datata 2003, rilevava che il “canale” biblioteche, nel nostro paese, acquistava documenti (libri, cd, ecc.) per un totale di 125 milioni di euro. Mettiamo  che il “libro” che Berlusconi e il suo governo doneranno, peraltro a spese degli stessi, agli italiani, costi di spedizione compresi e calcolando l’onere con ampio difetto, comporti una spesa di 5/6 € a volume, ciò significa che con il costo di questa ridicola operazione di propaganda si potrebbero comprare 500.000 libri da conferire alle biblioteche italiane,  pari alla metà di quanto viene complessivamente, dalle stesse, acquistato in un anno. Un esempio, eclatante, tra i tanti che dimostrano come i tagli a biblioteche e, in generale, alla cultura non siano motivati solo dalla crisi e dalla scarsità di risorse economiche, ma da un’idea complessiva di società che considera gli investimenti in questo settore improduttivi e quasi superflui. Appunto: c’e’ libro e libro… A proposito per consentire alla Biblioteca di Firenze di continuare a catalogare i 30.000 libri che ogni anno vengono aggiunti al patrimonio di Euro ne basterebbero 50/60.000, lo 0,6% di quanto spenderà il governo per il suo libello pubblicitario